Santi Apostoli Giacomo E Filippo
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Indirizzo:
Via Ruffini, 16, 18018
Taggia (IM) -
Conosciuta Come:
SANTUARIO MADONNA MIRACOLOSA -
Località / Zona:
TAGGIA -
Decanato:
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Unità Pastorale:
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Telefono:
0184/475176
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Email:
info.parrocchiataggia@gmail.com -
Fax:
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Cellulare:
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sito:
http://
Descrizione
La Chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo si presenta, oggi, come il risultato del profondo aggiornamento operato su di una più antica fabbrica medievale, avvenuto sullo scorcio del XVII secolo.
Già costruito ai margini dell'abitato tardo-medievale sullo stesso sito ove sorge tuttora, il vecchio edificio aveva la medesima intitolazione ai Santi Apostoli, intitolazione arcaica, frutto forse di una scelta effettauta al tempo della prima cristianizzazione del Ponente Ligure.
La Costruzione, di ragguardevoli dimensioni e munita di una semplificata facciata, era scandita in tre navate. La volumetria imponente giustificherebbe altresì la presenza di un collegio di canonici, attestato a Taggia dai documenti d'archivio, collegio all'origine anche della fondazione dell'Ospedale di carità nel 1212.
Alcuni elementi di questa fase costruttiva più antica sono tuttora conservati in chiesa, mentre pochissimi altri furono poi ricollocati nel tessuto urbano, seppure in maniera decontestualizzata.
L'edificio, nella sua fase quattrocentesca, per le sue caratteristiche di sobrietà e rigorosa lavorazione della pietra, poteva essere riferrito a maestranze lombarde, già ben attestate nel Ponente della Liguria in quegli anni. La copertura del tetto in legno e lamina di pietra, la tipica separazione degli ingressi e degli spazi dedicata a uomini e donne, nonchè la presenza di numerose cappelle dall'intitolazione quasi identica a quella attuale, ne risultano le caratteristche salienti evidentziate dai documenti d'archivio.
A seguito delle nuove disposizioni cultuali scaturite dal Concilio di Trento (1542-1563) applicate ovunque con rigore, anche nella chiesa parrocchiale di Taggia si attuarono diversi lavori di sistemazione, cosiì divenuti necessari.
La radicale ricostruzione in forme barocche si allineò ai fermenti di rinnovamento che attraversarono tutta la Liguria nel Seicento, espressa e giustificata da un contemporaneo fiorire di nuovi cantieri un pò in tutti i paesi.
Principale sostenitore e finziatore della nuova fabbrica, inaugurata il 23 maggio 1675, fu il Cardinale Gstaldi, membro della cuira Pontificia come Cardinale di Santa Prudenziana e Santa Anastasia. Secondo quanto ipotizzato dal professor Fulvio Cervini, il nobile e religioso mecenate tabiese avrebbe individuato nell'architetto romano Giuseppe Arcucci la figura pofessionale adatta alla progettazione della nuova parrocchiale, che sarà comunque messa in opera dal capomastro Girolamo Arlotti di Riva.
Dal nuvo cantiere emerse un edificio dalla volumetria paragonabile all'antico, forse maggiorato in larghezza verso il lato sinistro della piazza.
La facciata, di gusto rigoroso, che tuttora si staglia imponente a chiudere ad est l'intima piazza antistante la parrocchiale, è composta di due ordini di lese e provvista in alto di un timpano regolare; ospita, inoltre, la lapide in ricordo del munifico Cardinale Gastaldi. Tre portali in marmo bianco venato danno accesso alla chiesa.
L'interno si rivela un'ampia aula unica rettangolare con acentuato presbiterio; lungo ciascun lato si aprono sette cappelle con frontespizio arcuato o architravato (secondo un ritmo serliano), separate da lesene binate e introdotte da balaustra.
Nelle lunette della volta a botte ampie finestre garantiscono l'approvvigionamento di luce.
I documenti d'archivio riferiscono che nei secoli il patrimonio di terre, rendite, paramenti e oggetti relativi al culto, i donativi amministrati dal collegio dei canonici, si fecero davvero ingenti. Le famiglie tabiesi più facoltose facevano a gara per testimoniare la proprio fede anche attraverso lasciti importanti.
Col tempo, la chiesa già di notevoli dimensioni, risulterà addirittura incapace di contenere la popolazione dei fedeli. Esattamente sotto l'edificio si ricavò lo spazio dedicato al cimitero (sepolture per i sacerdoti e i chierici, il popolo minuto, famiglie nobili etc.)
Già costruito ai margini dell'abitato tardo-medievale sullo stesso sito ove sorge tuttora, il vecchio edificio aveva la medesima intitolazione ai Santi Apostoli, intitolazione arcaica, frutto forse di una scelta effettauta al tempo della prima cristianizzazione del Ponente Ligure.
La Costruzione, di ragguardevoli dimensioni e munita di una semplificata facciata, era scandita in tre navate. La volumetria imponente giustificherebbe altresì la presenza di un collegio di canonici, attestato a Taggia dai documenti d'archivio, collegio all'origine anche della fondazione dell'Ospedale di carità nel 1212.
Alcuni elementi di questa fase costruttiva più antica sono tuttora conservati in chiesa, mentre pochissimi altri furono poi ricollocati nel tessuto urbano, seppure in maniera decontestualizzata.
L'edificio, nella sua fase quattrocentesca, per le sue caratteristiche di sobrietà e rigorosa lavorazione della pietra, poteva essere riferrito a maestranze lombarde, già ben attestate nel Ponente della Liguria in quegli anni. La copertura del tetto in legno e lamina di pietra, la tipica separazione degli ingressi e degli spazi dedicata a uomini e donne, nonchè la presenza di numerose cappelle dall'intitolazione quasi identica a quella attuale, ne risultano le caratteristche salienti evidentziate dai documenti d'archivio.
A seguito delle nuove disposizioni cultuali scaturite dal Concilio di Trento (1542-1563) applicate ovunque con rigore, anche nella chiesa parrocchiale di Taggia si attuarono diversi lavori di sistemazione, cosiì divenuti necessari.
La radicale ricostruzione in forme barocche si allineò ai fermenti di rinnovamento che attraversarono tutta la Liguria nel Seicento, espressa e giustificata da un contemporaneo fiorire di nuovi cantieri un pò in tutti i paesi.
Principale sostenitore e finziatore della nuova fabbrica, inaugurata il 23 maggio 1675, fu il Cardinale Gstaldi, membro della cuira Pontificia come Cardinale di Santa Prudenziana e Santa Anastasia. Secondo quanto ipotizzato dal professor Fulvio Cervini, il nobile e religioso mecenate tabiese avrebbe individuato nell'architetto romano Giuseppe Arcucci la figura pofessionale adatta alla progettazione della nuova parrocchiale, che sarà comunque messa in opera dal capomastro Girolamo Arlotti di Riva.
Dal nuvo cantiere emerse un edificio dalla volumetria paragonabile all'antico, forse maggiorato in larghezza verso il lato sinistro della piazza.
La facciata, di gusto rigoroso, che tuttora si staglia imponente a chiudere ad est l'intima piazza antistante la parrocchiale, è composta di due ordini di lese e provvista in alto di un timpano regolare; ospita, inoltre, la lapide in ricordo del munifico Cardinale Gastaldi. Tre portali in marmo bianco venato danno accesso alla chiesa.
L'interno si rivela un'ampia aula unica rettangolare con acentuato presbiterio; lungo ciascun lato si aprono sette cappelle con frontespizio arcuato o architravato (secondo un ritmo serliano), separate da lesene binate e introdotte da balaustra.
Nelle lunette della volta a botte ampie finestre garantiscono l'approvvigionamento di luce.
I documenti d'archivio riferiscono che nei secoli il patrimonio di terre, rendite, paramenti e oggetti relativi al culto, i donativi amministrati dal collegio dei canonici, si fecero davvero ingenti. Le famiglie tabiesi più facoltose facevano a gara per testimoniare la proprio fede anche attraverso lasciti importanti.
Col tempo, la chiesa già di notevoli dimensioni, risulterà addirittura incapace di contenere la popolazione dei fedeli. Esattamente sotto l'edificio si ricavò lo spazio dedicato al cimitero (sepolture per i sacerdoti e i chierici, il popolo minuto, famiglie nobili etc.)